Che sorpresa ieri nel bosco, quando abbiamo visto quegli alberelli ricchi di bacche dal colore inconfondibile!
Si tratta della fusaggine, o evonimo. Lo chiamano comunemente “berretta del prete” per la forma singolare del frutto, che ricorda il copricapo che un tempo indossavano i preti. Forse qualcuno ricorderà Don Camillo della celebre serie televisiva.

La macchia porpora e arancio dell’alberello carico di frutticini imprezioserà a lungo i colori sbiaditi del bosco d’inverno.
Ne avevo dipinto un rametto qualche anno fa, tra settembre ed ottobre, quando i piccoli frutti erano già maturi ma non ancora rovinati dalla nebbia e dal freddo notturno.

Mi ci ero appassionata, rapita da quei piccoli frutti di un colore unico. Sono divisi in lobi di colore rosa intenso quasi porpora che quando sono maturi si aprono lasciando vedere i semi di un bell’arancione.
Le foglie ovali, col margine liscio, in autunno si colorano di rosa e di rosso.

L’evonimo viene chiamato anche fusaggine perché un tempo dai rami giovani venivano ricavati i fusi per filare la lana.
Ma nell’ambito artistico si ricordano i bastoncini di fusaggine, rametti che venivano fatti bruciare e poi usati come carboncino. Quando frequentavo la scuola d’arte mi piaceva utilizzarlo per i miei primi schizzi, per il suo segno intenso.

Oggi l’evonimo viene utilizzato nei giardini per i colori dei suoi frutti. Se ne sono ottenute varietà ancora più ricche. Una di queste varietà è chiamata “cascata rossa” proprio per l’abbondanza dei frutti e per il colore delle foglie.

