I freddi dell’autunno portano l’albero a perdere le sue belle foglie. Giorno dopo giorno vediamo i suoi rami spogliarsi. Ed ecco che in terra si deposita un tappeto variopinto: sono belle le sue foglie, acquistano colori caldi, diventano gialle, arancioni, rossicce. Le vorresti raccogliere tutte per conservare quella loro bellezza e i colori prima che l’inverno le inglobi nei suoi colori tristi.
Poi alzi gli occhi e ti consoli, ammirando i bei frutti arancioni che restano appesi come mele d’oro.
Il cachi è un albero originario della Cina, apprezzato per i suoi frutti ma anche per la bellezza, per cui trova facilmente posto sia nel frutteto che nel giardino. Ha uno sviluppo armonico, con una bella chioma tondeggiante, folta, che dona una piena ombra d’estate.
I frutti non maturano sull’albero. Devono essere colti e riposti in un luogo buio, fresco e non umido, e lasciati lì finché non diventano commestibili. Come ben sa chiunque possa gustare i cachi che raccoglie direttamente dall’albero, un frutto non ancora ben maturo non è per niente buono: “allappa”, si dice, sembra che “leghi” i denti e la lingua!
Da maturi invece sono dolcissimi, la polpa è morbida e gustosa. Sono ottimi consumati semplicemente così, posti in un piattino e mangiati col cucchiaino, anche se poi si sono inventate ricette svariate, dai budini, alle marmellate, ai dessert arricchiti da qualche altro ingrediente.
A me sono sempre piaciuti così, al naturale, ed è una festa quando me li donano appena raccolti. Li preferisco a quelli acquistati al supermercato, mi sembrano più buoni, meno acquosi, ed hanno una particolarità: quasi sempre contengono uno o due semi grandi, lucidi, di un bel colore bruno intenso. Chissà perché, sembra che contenere semi sia un difetto, li tolgono appena riescono, anche dall’uva, dai mandarini. “Senza semi”: che pregio! Ma sarà davvero così?
Ed ecco che una cassettina piena di frutti appena raccolti attira l’attenzione di un gatto di casa. Con una zampa ne tira fuori uno. Vorrà mangiarlo o si divertirà a giocarci?