Di sale o di ghiaccio?

Il Salar de Uyuni, con i suoi diecimila chilometri di superficie, è la più vasta distesa salata del mondo.  Offre uno spettacolo unico, irreale, affascinante ed inquietante al tempo stesso.
Lo si può raggiungere con un volo di circa un’ora da La Paz, la capitale boliviana. Si trova a circa 3800 metri di altitudine. Dalla piccola comunità  di Uyuni partono i fuoristrada che percorrono le piste appena segnate.

Oggi i villaggi intorno al Salar vivono di turismo, della lavorazione del sale e di miniera (ci sono i giacimenti di litio più grandi al mondo).
La pista che percorriamo ci porta a vedere il cimitero dei treni, carcasse arrugginite, corrose dal sale, scheletri scuri, ombre di quello che furono.

cimitero dei treni uyuni

Poco oltre, dopo la fascia di sale e fango, si incontrano gli “occhi del salar”, pozze più o meno grandi, non si sa quanto profonde, nelle quali l’acqua gelata sembra ribollire. Si raccontava un tempo di carovane partite per attraversare il deserto e mai tornate; nessuno ha mai saputo dove fossero finite, e sono nate leggende che raccontano che sono state inghiottite dagli occhi del Salar. 

gli occhi del salar

Più avanti, solo sale, piatto, uniforme, sotto un cielo che più blu non potrebbe essere.
Occorre ricordare che in Bolivia le stagioni sono invertite rispetto alle nostre; quando qui è estate, là è inverno e viceversa. Durante la stagione delle piogge (in particolare da dicembre a marzo) il Salar diventa un lago ed è impossibile attraversarlo. Noi ci siamo stati a settembre, ma sembra ieri tanto il ricordo è vivo.

salar de uyuni

Tempo fa avevo letto, fra le imprese di Carla Perrotti raccontate nel suo libro “Deserti”, edito Corbaccio, la sua traversata in solitaria del Salar da sponda a sponda, nel suo punto più largo: un itinerario di 180 chilometri. Mi era sembrata un’impresa folle, al limite delle capacità umane: una donna sola, con un carretto legato in vita, che sfidava la solitudine, il silenzio, il sole accecante, la totale mancanza d’acqua e di vita e il vento fortissimo che dopo il tramonto sferza l’immensa distesa. Ma quando ci sono stata in mezzo, ho sentito la terribile attrazione che esercita e ne sono rimasta totalmente affascinata.

Sulla superficie si vedono disegni particolari; piccole creste di cristalli di sale formano una serie infinita di esagoni, come le cellette di un alveare. È magia!
L’orizzonte è limpido, data l’assenza di umidità; l’ambiente si presta a scatti fotografici divertenti perché la mancanza di punti di riferimento crea bizzarri effetti prospettici.

Dirigendosi verso la comunità di Coqueza si vede all’orizzonte la sagoma del Tunupa, il vulcano sacro alto 5432 metri; sembra vicino e ci accompagnerà a lungo nel viaggio, le distanze qui sembrano annullate, ma non è così.

vulcano tunupa salar de uyuni

É possibile salire sulla sua vetta con un itinerario facile, ma reso difficoltoso e lento dalla considerevole altezza e dalla conseguente scarsità di ossigeno. È interessante sapere che prima di scalare una montagna sacra le guide celebrano un rito in onore di Pachamama per avere dalla Madre Terra il permesso di salire. È una forma di rispetto per la natura che noi abbiamo perso.
Sui suoi fianchi si sono ritrovati cimiteri ed ancora oggi è possibile vedere corpi perfettamente mummificati dall’ambiente salato, semplicemente protetti nelle cavità rocciose, seduti in posizione fetale. 

Ai piedi del vulcano scorre l’acqua e il suo profilo, con la cima di tanti colori vi si rispecchia. Poche case dai tetti colorati formano il paese; nell’acqua alcuni fenicotteri dal piumaggio rosato danno un ulteriore tocco di colore: sono i fenicotteri andini, che sopravvivono all’altitudine e al gelo. Camminano altezzosi nell’acqua gelida, cibandosi di alghe e diatomee. Meglio non avvicinarsi troppo per non disturbarli.

fenicotteri nel salar

L’ospitalità è curata, nel ristorante di sale il cibo è ottimo, ma non si fa in tempo a spezzare il pane che si secca!

ristorante di sale

Il viaggio prosegue. Nel cuore del Salar, l’isola Incahuasi emerge scura; ospita esemplari notevoli, alcuni giganteschi, di cactus. Visto che crescono non più di un centimetro all’anno, si può dedurne la considerevole età.  Con una breve passeggiata si raggiunge il colmo della collina. Guardandosi attorno, si vede solo l’ampia distesa bianca e, in lontananza, il profilo delle montagne.

isola di incahuasi

Il tramonto è spettacolare: il cielo si tinge di sfumature rossastre che si riflettono sul sale. I raggi obliqui del sole creano con i nostri corpi e con le jeep ombre lunghissime.
Pochi attimi e scende l’oscurità.  Si alza il vento, l’aria diventa gelida; è ora di lasciare questo ambiente ostile ed affascinante e di cercare un caldo riparo. Ma le sensazioni che ci ha regalato resteranno con noi, indelebili.

tramonto sul salar de uyuni

tramonto sul salar de uyuni

Un altro luogo magico che ho avuto il piacere di visitare: la Laguna di Bacalar, Quintana Roo, Messico.

2 commenti

  1. FORTISSIMO, NON SI CAPISCE SE è DI SALE O DI GHIACCIO.

    A ME PIACEREBBE MOLTO VEDERE DAL VIVO LA SUPERFICIE CHE SI SPACCA.

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