L’alluvione del 1968 in Valle Strona.

Erano i primi giorni di novembre del 1968. Ero piccola allora, ma mi ricordo l’ansia di quei giorni, che assorbivo dai discorsi degli adulti.. Mi ricordo in particolare il cielo. Verde. E l’acqua che continuava a cadere, senza sosta. Non avevamo avuto danni in casa, per fortuna stavamo abbastanza in alto, alla fine della Valle Strona. Ma avevo degli zii che abitavano proprio in valle, e non c’era modo di contattarli. Le linee telefoniche erano mute, i cellulari ancora non esistevano. Così la domenica seguente siamo partiti con l’auto, mamma, papà ed io, alla ricerca di informazioni.

Sono frammentari i miei ricordi, non avevo una visione chiara dell’insieme del disastro, solo ricordo che vedevo, di fianco al torrente, le fabbriche sventrate, piene di fango. Fango dappertutto, sui pavimenti, tra i macchinari, nelle case, nei giardini e sulla strada. E vetri rotti, ecco, soprattutto ricordo i vetri rotti delle fabbriche.

Non eravamo riusciti a raggiungere la casa degli zii, la strada era interrotta, ma qualcuno che li conosceva ci aveva dato buone notizie. Tanto bastava per il momento, saremmo tornati successivamente a trovarli.

Ho saputo dopo che c’erano stato più di settanta morti, più di cento fabbriche distrutte: all’epoca lungo il torrente c’erano molte fabbriche tessili che avevano bisogno di tanta acqua, per questo sorgevano proprio lì dove adesso non lascerebbero più costruire. Anche molte case erano state travolte dalle frane.

Lo zio faceva il guardiano della diga di Camandona che forniva l’acqua necessaria alle fabbriche nei periodi di magra ed io sapevo, perché mi aveva accompagnata un giorno a vedere, che entrava nel cuore della diga per controllare costantemente i parametri di sicurezza. Se la diga avesse ceduto sarebbe stato una delle prime vittime. Per fortuna sua, e dei valligiani, la diga ha retto. Ma nei miei sogni turbati di bambina in quel periodo c’era l’immagine di una diga che cedeva. Chiudevo gli occhi, nel mio letto, e vedevo fango, fango e distruzione.

Che non abbiano più a succedere disastri simili!

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