La vedova Van Gogh

In un libro di Camilo Sanchez “una storia vera, bellissima, mai raccontata. La storia della donna che ha consegnato al mondo l’opera di Van Gogh” 

Così viene presentato questo libro dedicato a Johanna Van Gogh Bonger. L’autore, intervallando sue ricostruzioni a pagine del diario che Johanna tenne nella sua vita, riesce a ricreare una storia tenera, quasi una favola, nonostante la drammaticità degli eventi.

Johanna rimase vedova con un bimbo di quasi un anno dopo che il marito Theo, sconvolto dalla perdita del fratello, si lasciò sprofondare nel dolore, nell’apatia ed infine nella dissolutezza e nella malattia e morì.

Senza farsi sopraffare dal dolore e dalle difficoltà, ella seppe prendere in mano la sua vita. Lasciò la casa di Parigi per tornare in Olanda; dopo una breve permanenza nella casa di famiglia, riusci ad ottenere l’aiuto economico del padre per acquistare una casa a Bossum, vicino ad Amsterdam, a ristrutturarla e a trasformarla in una deliziosa locanda. Dal suo diario scopriamo che in quegli anni (si era verso la fine del 1800) si stava lottando per ottenere la domenica di riposo dal lavoro, condizione che avrebbe permesso a più persone di allontanarsi dalla città per un giorno alimentando quel primo turismo che le avrebbe permesso di mantenersi con la sua attività. 

Senza trascurare la cura del bambino, aiutata da una ragazza, si dedicò alla locanda e alla scrittura del suo diario.

Ma la cosa più importante è che si fece mandare più di trecento opere di Van Gogh che erano custodite nell’appartamento in cui aveva abitato a Parigi, le espose nella sua nuova casa ed imparò ad ammirarle, facendosi coinvolgere dalla ricchezza dei colori, dal movimento delle pennellate.
Cominciò a leggere le centinaia di lettere che il cognato aveva inviato a Theo e a farne una scelta, pensando poi ad una pubblicazione. Dalla lettura scoprì quanto il pittore fosse anche un poeta; le sue descrizioni aiutarono a comprendere meglio la sua opera. Un passo dopo l’altro, riuscì ad organizzare le prime esposizioni; vendendo di volta in volta alcune opere riuscì a farne incorniciare altre, mentre si aprivano nuove occasioni di esposizione. 

johanna van gogh bonger
Johanna Van Gogh Bonger in un dipinto di Johan Cohen, suo secondo marito

Il genio di Vincent,  sottovalutato finché era in vita, venne rivalutato, la critica prima feroce cominciò ad esprimere apprezzamenti sempre più entusiastici.

Questo è stato il compito più grande che Johanna proseguì nella sua vita, con pieno successo. Il libro ce la fa scoprire come una persona colta, intelligente, coraggiosa ed intraprendente. Conseguì una laurea, e non è poco per una donna della sua epoca! Aveva un’ottima conoscenza dell’inglese, abitò anche a Londra, dove lavorò per la biblioteca del British Museum.

Noi le dobbiamo molto per aver amato e fatto conoscere l’opera di Van Gogh, che diversamente avrebbe potuto essere irrimediabilmente persa.

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